La pozzanghera (nel traffico)
Strappo liquido nell’asfalto nervoso,
specchio distorto di cieli d’acciaio,
le ruote mordono e ruggiscono,
schizzi d’argento si lanciano nel caos.
La pozzanghera vibra,
un cuore pulsante d’acqua e petrolio,
riflette lampioni tremanti,
scomposti in linee come saette.
Motori ululano,
il traffico un’orchestra di clangori,
il ritmo feroce di città immortale.
Lei, la pozzanghera, sopravvive,
balla tra gli scarti del progresso,
una ninfa d’acqua prigioniera del cemento.
Futuro stridente,
eppur lei canta:
il rifiuto dell’immobilità,
un’ode ribelle all’eterno movimento.