Vecchia scarpa da tennis
Scocca di gomma, relitto d’asfalto.
Un tempo orma agile, ora scheggia di balzo.
Brandelli di tela, lacerti di volo.
Memoria di scatti, di sprint, sul suolo.
Non più laccio, ma nervo ottico reciso.
Non suola, ma piastra di forza, erosa.
Cratere il tallone, voragine il fianco.
Eco di impatti, di spinte, di slancio.
Fu turbina di strada, vortice urbano.
Fendente nell’aria, proiettile umano.
Ora reliquia muta, reperto di corsa.
Custode di gesti, andatura, forza.
Pulsa ancora, in fibre sintetiche stanche.
Un fremito d’azione, mete lontane.
Si desta il ricordo di ritmi vibranti.
Asfalto graffiato, passi tonanti.
Nel suo declino, rottame glorioso.
Preannuncia l’avvento del piede bionico.
Falciate cibernetiche, fulminee, pure.
Verso orizzonti di corsa, futuri.